Fame fisica o fame emotiva?

Hai davvero fame… o cerchi conforto?

Qualche settimana fa, una paziente mi ha raccontato:

“Arrivo a casa la sera e mi ritrovo davanti al frigo senza nemmeno accorgermene. Non ho fame, ma sento una specie di vuoto. E quel vuoto lo riempio con qualcosa di dolce.”

Credo che molti di noi possano riconoscersi in queste parole.
A volte il cibo non serve solo a nutrire il corpo: diventa un modo per calmare emozioni difficili, per colmare silenzi, per alleggerire la stanchezza — o, al contrario, per celebrare e amplificare emozioni positive, come la gioia, la gratitudine o l’euforia di un momento condiviso.
Non è debolezza, ma un modo antico e umano di regolare gli stati emotivi.


Due tipi di fame: cosa dice la scienza - fame fisica

La ricerca scientifica distingue tra fame fisica (biologica) e fame emotiva (psicologica).
Comprendere la differenza è il primo passo per recuperare un rapporto equilibrato con il cibo.

🔹 Fame fisica (biologica)

  • Nasce gradualmente, dopo diverse ore dal pasto precedente.

  • È accompagnata da segnali corporei chiari: lo stomaco che brontola, un calo di energia, difficoltà di concentrazione.

  • Può essere soddisfatta con diversi tipi di alimenti: il corpo cerca energia, non un gusto specifico.

  • Una volta sazi, la sensazione di fame si riduce e compare appagamento.

👉 La fame biologica è regolata da ormoni come grelina e leptina, che dialogano con i centri cerebrali dell’ipotalamo per mantenere l’equilibrio energetico.


Due tipi di fame: cosa dice la scienza - fame emotiva

🔹 Fame emotiva

  • Arriva improvvisamente, spesso in assenza di veri segnali corporei.

  • È scatenata da emozioni come ansia, noia, solitudine, rabbia, frustrazione, ma anche entusiasmo o felicità.

  • Spinge verso cibi specifici, in genere dolci o ricchi di grassi, perché più capaci di attivare il sistema dopaminergico del piacere.

  • Non porta un vero senso di appagamento, anche se in alcuni casi — come durante le abbuffate — può comparire una sazietà fisica intensa ma spiacevole, accompagnata da disagio emotivo o senso di perdita di controllo.

👉 In questo caso non è lo stomaco a guidare, ma il cervello limbico, che cerca una forma di conforto o di amplificazione del piacere.


Perché è importante distinguerle

Riconoscere da dove nasce la nostra fame non significa giudicarci, ma diventare più consapevoli.
Il passo successivo è imparare a rispondere al bisogno reale che abbiamo identificato.


Il legame profondo tra emozioni e cibo

Il legame tra emozioni e cibo è naturale e nasce molto prima della nostra capacità di ragionare.
Si stabilisce fin dal primo momento di vita, quando veniamo attaccati al seno della nostra madre: non solo per nutrirci, ma per trovare conforto, sicurezza e contatto.
In quel gesto primordiale, il nutrimento fisico e quello affettivo si intrecciano, e quell’associazione resta dentro di noi per sempre.

Con il tempo, il cervello continua a rinforzare questo legame: mangiare attiva il rilascio di serotonina e dopamina, i neurotrasmettitori del piacere e della calma.
Ecco perché, nei momenti di tensione o di felicità, il cibo può diventare una scorciatoia per regolare gli stati interni.

L’obiettivo, tuttavia, non è “non mangiare mai per emozione”, ma avere più strumenti di risposta.
Il cibo può restare una delle opzioni, ma non l’unica.

Spunto pratico – La pausa di un minuto

La prossima volta che senti il desiderio di mangiare, prova questo semplice esercizio di mindful eating:

🕐 Fermati un istante e chiediti:
👉 “Sto ascoltando il mio corpo o sto cercando sollievo da un’emozione?”

Non si tratta di vietarsi qualcosa, ma di scegliere con consapevolezza.
Anche mangiare per ragioni emotive è umano: la differenza la fa la presenza con cui lo facciamo.

In sintesi

  • La fame fisica nasce dal corpo, la fame emotiva dalle emozioni.

  • Entrambe meritano ascolto, ma risposte diverse.

  • Il legame tra emozioni e cibo è antico e umano: ciò che conta è la consapevolezza con cui scegliamo di nutrirci.


Conclusione

Nel mio lavoro accompagno le persone proprio in questo: riconoscere i propri segnali, distinguere la fame fisica da quella emotiva e costruire una relazione più libera e serena con il cibo.

“Non possiamo controllare il vento, ma possiamo imparare a regolare le vele.”
Seneca

Allo stesso modo, non possiamo eliminare le emozioni, ma possiamo imparare a navigarle senza affidarci sempre al cibo come unica risposta.


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Ascoltare fame e sazietà: dalla scienza al benessere quotidiano